Pasqua di Resurrezione

Maria Lamkin

 

Con questa ricorrenza annuale del calendario cristiano si commemora la resurrezione di Gesù Cristo e quindi la vittoria sulla morte. Pasqua è una "festa mobile" poiché viene celebrata in una domenica compresa tra il 22 marzo e il 25 aprile. Essa viene perciò denominata "alta" o "bassa" a seconda che cada tardi o presto rispetto all'inizio dell'anno.

Ovviamente, oltre che da una profonda religiosità, la Pasqua ha origine anche dai riti precristiani con cui si celebravano la fertilità, la primavera, ed il calore della nuova vita dopo la desolazione ed il freddo dell'inverno. Molte di queste tradizioni sono collegate ai miti del ritorno alla luce del giorno dopo il viaggio nel mondo sotterraneo. E' per questo che sia i significati religiosi che il simbolismo rappresentano il fulcro delle varie celebrazioni. La profonda gioia che da sempre le contraddistingue è espressa in modo particolarmente simpatico dal detto "contento come una pasqua", che equivale a "soddisfatto" o "felicissimo". Abbiamo altresì sottolineato come la Pasqua, pur essendo una "festa mobile", cada comunque in primavera, cioè in un periodo in cui la temperatura più mite, le giornate più lunghe (in questi giorni, in genere alla fine di marzo, viene anche ripristinata l'ora legale), e la dolcezza della natura che si risveglia invogliano a riprendere le passeggiate all'aperto. E' per questo che il periodo pasquale è contrassegnato da gite e viaggi, spesso anche lontano da casa; ed è a questa tradizione che si ispira il famoso detto "Natale con i tuoi, Pasqua con chi vuoi".

La Pasqua è preceduta dal periodo della Quaresima (che inizia il giorno successivo al Carnevale, cioè il Mercoledì delle Ceneri, e si prolunga per quaranta giorni); nel contesto di quest'ultima, particolarmente sentite sono poi la Domenica delle Palme (che dà inizio alla Settimana Santa) ed il Venerdì Santo (giorno della crocifissione di Cristo).

 

Folclore-Celebrazioni

Così come il Natale anche la Pasqua è caratterizzata da una vasta gamma di usanze, di cui come abbiamo sottolineato alcune sono di natura religiosa o spirituale, altre invece di natura più "materiale". L'atmosfera di "rinascita" inizia quasi in sordina con le cosiddette "grandi pulizie" primaverili o pasquali, in cui si esprime per l'appunto il desiderio di purificare non solo l'anima, ma anche tutto ciò che ci circonda quotidianamente.

I riti di purificazione, che coincidono con gli ultimi giorni della Settimana Santa, sono indubbiamente i più significativi. Nella Domenica delle Palme i credenti fanno benedire i rametti di ulivo (a cui negli ultimi anni si sono aggiunti anche i rami intrecciati di palme) che poi porteranno a casa. Prima dell'arrivo della Pasqua, inoltre, ci si procura dell'acqua benedetta; in essa verranno bagnati alcuni rametti di ulivo, e con essa si aspergerà il capo di quanti si riuniscono intorno alla tavola pasquale. Una tradizione ormai quasi caduta in disuso consiste nel fatto che il parroco visita tutti i parrocchiani per benedirne la casa. Una parte di questa simbologia ancora sopravvive: in Abruzzo, ad esempio, i contadini bagnano i cibi con acqua benedetta; in Versilia le mogli dei marinai baciano la terra, mentre nella zona di Forlì vengono accesi grandi falò (simboleggianti la forza purificatrice del fuoco).

La Settimana Santa, in effetti, rappresenta il momento in cui la religiosità popolare raggiunge la sua maggiore intensità. Nelle sue varie manifestazioni il patrimonio umano delle tradizioni popolari è arricchito dalla fede profonda, dallo spirito di penitenza e quindi dal desiderio di catarsi spirituale di quanti vi partecipano. Particolarmente significativi sono i riti del Venerdì Santo. Una delle usanze più sentite consiste nel visitare, già a partire dalla sera del Giovedì Santo, i "Sepolcri", cioè gli altari in cui, simbolicamente, giace il Cristo morto. Dell'addobbo di questi altari fanno parte una grande varietà di fiori e, soprattutto, ciotole di grano già germogliato, a significare che dalla morte presto si ritornerà alla vita. Da un capo all'altro del paese si susseguono le processioni (in cui all'imbrunire la statua del Gesù morto viene portata per le vie principali delle varie città) e le rappresentazioni teatrali, spesso anche di notevole livello artistico, in cui si commemorano il processo al Cristo, la sua agonia, e la sua morte. Numerosi sono i centri, in particolare quelli del sud, in cui i cortei dei fedeli durano per ore poiché essi procedono ad un'andatura lentissima (di solito facendo due passi in avanti ed uno all'indietro), quasi a voler richiamare alla mente la lenta e terribile agonia del Cristo morente. Un'atmosfera di mestizia invade tutte le città grandi e piccole ed in particolare le chiese, in cui il crocefisso è per ore coperto di un panno color viola. Anche le campane rimarranno mute e suoneranno di nuovo con rintocchi festosi solo nella notte fra il Sabato Santo ed i primi minuti della Pasqua.

In altri casi si hanno delle rappresentazioni centrate su elementi più tipicamente popolari; alcuni degli esempi più interessanti sono quelle della Calabria e Sicilia, in cui enormi fantocci rappresentano gli apostoli e la Madonna, o quelle della provincia di Messina, in cui i protagonisti delle sfilate sono i "giudei" mascherati.

La sera del Sabato Santo a Firenze la colomba ed il fuoco sono protagonisti di uno spettacolo particolarmente coreografico: durante lo "scoppio del carro" la colomba (altrimenti denominata "colombina") parte dall'altare maggiore con un piccolo razzo, viene fatta scorrere su di un filo, ed arriva fino alla porta del Duomo, dove incendia i mortaretti istallati su un carro allegorico. Tutto ciò per simboleggiare, ovviamente, l'anima che anela alla purificazione.

Dal punto di vista culinario, a caratterizzare questa festività è in primo luogo la tradizione di mangiare l'agnello (che in alcune località è sostituito dal capretto), in parte in memoria del pranzo pasquale degli Ebrei, in parte come simbolo della figura di Cristo che, pur essendo innocente, si sacrifica per la salvezza di tutti.

La presenza - anzi, l'abbondanza delle uova - e di cibi ricchi e sostanziosi conferma invece che la Quaresima si è conclusa. Ai limiti ed alle penitenze dei quaranta giorni che precedono la Pasqua succede dunque un giorno di gioia totale.

Le uova sono dunque le protagoniste assolute della cucina pasquale; esse possono servire per decorare pani rustici o per preparare ciambelle dolci; ma, come tutti sanno, esse sono gradite in particolare dai più piccoli (e dai più golosi!), probabilmente anche per le sorprese che contengono. V'è poi la colomba pasquale, apprezzata da tutti senza differenza di posizione geografica o di usanze. Questo tipo di dolce consiste di una pasta soffice e lievitata al cui interno vi sono più o meno spesso (a seconda di chi la degusta!) una varietà di canditi; all'esterno essa è di solito ricoperta di granella di zucchero e mandorle, ma col tempo si sono diffusi anche i tipi con copertura in cioccolato o quelli farciti con creme alla frutta, al limoncello, ecc. Nel centro ed al meridione, invece, è usanza preparare la "pastiera", un dolce nutriente ma semplice allo stesso tempo, i cui ingredienti principali sono la ricotta, i canditi, e soprattutto il grano macerato nel latte; a renderla speciale è anche il profumo, prodotto dalla cosiddetta "acqua di fiori d'arancio" che richiama alla mente l'aroma intenso dei fiori di questi agrumi.

Il Lunedì che segue la Pasqua è altrimenti noto come "Pasquetta" ed è un giorno di festa per tutti - uffici, scuole, ecc. In ossequio alle usanze con cui si sottolinea il generale desiderio di evasione, lo si trascorre in escursioni ed in scampagnate; vi sono, tuttavia, anche dei luoghi in cui lo si dedica ai pellegrinaggi. Ad esempio, i fedeli che si recano al santuario della Madonna dell'Arco (vicino al Vesuvio) formano vari gruppi di "vattienti" che, a piedi scalzi, portano stendardi su cui appuntano le loro offerte. Una volta che essi arrivano vicino al santuario, percorrono di corsa il tratto fino alla porta e finalmente entrano per le loro devozioni.

Buona Pasqua e buona primavera!

Maria Lamkin lamkin@uni.net