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Natale

Maria Lamkin

 

Oggi gli italiani celebrano questa ricorrenza con una festosità simile a quella di altri paesi, ma a fare da sfondo al Natale in questo paese è una cultura molto più complessa di quanto si potrebbe pensare.

Già nella religione romana (spesso incentrata sull'imperatore), ricorrenze come la fondazione di una città oppure la nascita di una personalità o di una divinità erano celebrate come il "Natale". Roma festeggiava il suo il 21 aprile; più tardi, il "dies natalis" dell'imperatore divenne una festa pubblica, con un fasto paragonabile al giorno natale di talune divinità la cui "nascita" aveva un significato particolare. L'esempio principale in tal senso era quello di Mithra: il 25 dicembre si celebrava allo stesso tempo il suo giorno natale ed il solstizio. All'arrivo del cristianesimo, la nascita del Bambino Gesù (il quale viene per redimere l'uomo, illuminandone la vita) fu fatta coincidere appunto con i giorni in cui il sole, oltrepassato il solstizio invernale, comincia a brillare più a lungo. Ciò spiega perché a caratterizzare il Natale sono prima di tutto un'immensa gioia, una abbondanza di luce, e canti festosi. In particolare, durante i nove giorni che precedono la ricorrenza, le strade principali di molti centri si riempiono delle melodie natalizie eseguite da pastori provenienti dalle vicine zone di montagna. Essi vanno sempre in coppia: l'uno suona il piffero, l'altro la cornamusa, che è un lontano parente della zampogna scozzese.

Collegati con questa festa sono usi e costumi in parte di epoca precristiana, in parte più recenti. Fra i primi è da includere la tradizione (chiaramente originata dai Saturnali romani) consistente nell'uso di luminarie e nello scambio di doni. A questa aggiungiamo il "ceppo"(di origine nord-europea), che viene tenuto acceso da Natale a Capodanno. Esso rappresenta la vitalità del fuoco (ed ha quindi significato propiziatorio); il suo lento consumarsi si identifica con l'estinguersi dell'anno vecchio e con tutto ciò che di negativo v'è stato.

All'arcaico culto degli alberi - e quindi ad una civiltà non nostrana - si ispira la tradizione degli abeti. Diffusasi a partire dalla seconda guerra mondiale, questa tradizione ha fatto sì che anche gli alberi, "italianizzandosi", divenissero parte integrante della celebrazione adornando perciò tutte le case e le strade.

L'albero di Natale più grande del mondo (citato anche nel "Guinness dei Primati") viene ricreato ogni anno in Umbria, a Gubbio (Perugia): 800 sorgenti luminose vengono distribuite con ben 12 km. di cavi elettrici sulle pendici del monte Igino, in tal modo disegnando uno splendido albero luminoso che brilla dal 7 dicembre all' l 1 gennaio. Famoso è altresì l'albero che viene tradizionalmente donato alla Città del Vaticano ogni anno a turno da un paese del Nord Europa e che può essere ammirato in Piazza San Pietro accanto alla splendida Natività con figure ad altezza d'uomo.

Diffusissima è ovviamente la figura di Babbo Natale. Anche in questo caso ci troviamo di fronte ad una tradizione non originata in Italia ma ormai facente parte integrale delle nostre celebrazioni. Come il suo più famoso fratello (o cugino?) Santa Claus, Babbo Natale ha uno splendido vestito rosso ed una grande barba bianca, abita nei paesi nordici, viaggia su una slitta trainata da renne, e nella gioiosa notte di Natale attraversa il cielo per portare regali ai bambini …e a tutti gli altri.

Specialmente nel Sud, fino alla seconda guerra mondiale, le famiglie erano solite riunirsi intorno alla "Natività", altrimenti nota come "Presepio" o "Presepe". Fu San Francesco a dare inizio a questa consuetudine: nel 1223 egli creò il primo Presepio vivente a Greccio (vicino a Rieti) allo scopo di rendere più immediatamente comprensibili i fatti descritti dalle Sacre Scritture. Più o meno nella stessa epoca l'architetto e scultore toscano Arnolfo di Cambio ne costruì un altro, in parte conservato nella basilica di S. Maria Maggiore a Roma. Nei secoli successivi questo simbolo si sviluppò grazie agli ordini dei domenicani e dei gesuiti che ne crearono molti tipi, di cui alcuni anche semoventi. A causa della fragilità del materiale - in particolare della terracotta - con cui vennero costruiti, pochi di questi prototipi sono giunti a noi. Notevoli sono quelli del rinascimento (ad esempio, quello in legno di S. Giovanni a Carbonara a Napoli, che risale al 1484). Fu solo all'inizio del XVI secolo che, grazie a S. Gaetano di Thiene (considerato l'ideatore dei presepi popolari), si cominciarono ad includere personaggi secondari. Nel XVII e nel XVIII secolo anche questa "tradizione nella tradizione" iniziò a svilupparsi a Roma (S. Maria in Aracoeli), a Genova, in Sicilia ed in particolar modo a Napoli, nelle cui chiese e cappelle gentilizie vennero ideate spettacolari composizioni. La manifattura diventò man mano più pregiata grazie alla minuziosità dei dettagli delle statuine e degli oggetti nonché alla scenografia. Inclusa in quest'ultima erano sia le figure essenziali (il Bambino, la Madonna e S. Giuseppe, attorniati dal bue, dall'asino, da alcuni angeli, e dai pastori), sia sofisticati elementi paesaggistici. In collaborazione con esperti artigiani, gli artisti più noti (come Somma, Sanmartino, e Vaccaro a Napoli; Maragliano a Genova; Matera in Sicilia) crearono figurine che, intagliate in legno con teste, mani e piedi in terracotta, venivano poi abbellite da finissimi vestiti e gioielli. Alcuni di questi esemplari, ricostruiti in seguito, sono visibili nel Museo di S. Martino a Napoli, nella reggia di Caserta, a S. Chiara a Napoli (molte delle cui splendide figure, qualche anno fa trafugate, sono state poi per fortuna ritrovate e ricollocate nel loro sito originale), e nella Galleria di Palazzo Rosso a Genova.

Un approfondimento particolare merita, come comprensibile, il modo in cui questa tradizione si è evoluta a Napoli. Lungi dal limitarsi a costruire e poi vendere le statuine, i castelli, i piccoli centri abitati, e qualsiasi altra cosa con cui abbellire la scenografia, i suoi artigiani sembrano offrire anche l'atmosfera particolare con cui arricchire questi indispensabili ingredienti. Qui, i personaggi più importanti (non sempre accompagnati dalla mangiatoia o dalle casette sui monti) sono spesso esposti in mostre o in particolari allestimenti. Ancora ricordo lo stupore da cui qualche anno fa sono stata presa alla vista di tre Re Magi che indossavano mantelli di velluti e sete delicatissime adornati da passamanerie dorate; il tutto così raffinato da richiamare alla mente i tessuti più pregiati dell'estremo oriente. Altrettanto intensa è sempre stato, per me, la meraviglia nel constatare la profonda espressività di tutte le statuine - indistintamente - e la perfezione dei dettagli con cui ad esempio vengono riprodotti i tasti dei pifferi o delle zampogne dei pastori, oppure le minuscole ceste con frutta, verdura, pesci, ecc., che abbelliscono queste scenografie (il lettore consideri che quando parlo di ceste intendo riferirmi a qualcosa che misura al massimo tre centimetri. Forse i produttori di micro-chips avranno imparato qualcosa dall'arte dei "Presepari"?). Occorre aggiungere che la bellezza di questi presepi non si ferma qui: è impossibile non essere incantati anche dai mulini a vento, dalle luci nelle casette, ed addirittura dal fuoco che riverbera nei minuscoli forni per pizze. Decisamente uno spettacolo da non perdere. I "Presepari" napoletani (che con le loro ambientazioni creano un'atmosfera fiabesca nella centralissima "Spaccanapoli") spesso rappresentano, accanto ai personaggi classici, anche quanti sono stati resi famosi dall'attualità. Nel 1997, ad esempio, ad essere riprodotte sono state la Principessa Diana e Madre Teresa di Calcutta; nel 1998 ad esse si sono aggiunti il Presidente Clinton e la sua "amica" Monica, nonché Lucio Battisti. E' importante tuttavia chiarire che di norma le figurine rappresentanti questi personaggi vengono acquistate non tanto per essere poste nel Presepe quanto come soprammobili.

Con le loro tradizioni, Spaccanapoli e Via S.Gregorio Armeno (un'area che durante questo periodo viene ribattezzata "Christmas Alley", o "Le stradine di Natale") sono divenute così speciali da essere state riconosciute dall'UNESCO come patrimonio mondiale.

In tutto il paese, una inesauribile creatività continua a dare forma a presepi di ogni genere nelle case, nelle chiese, ed in molti luoghi pubblici. Vi sono quelli a grandezza naturale, quelli monumentali, e quelli animati (a significare arti e mestieri). Varia anche il materiale di costruzione: le figurine possono essere di cera (come accade a Buscemi, in Sicilia, ed a Caltagirone, sempre in Sicilia; grazie alle mostre delle sue produzioni in tutta Europa, quest'ultimo centro si va affermando sempre più come la "Città del Presepe") o di legno (ad esempio a Cesenatico, dove il Bambino Gesù nasce non tra il bue e l'asinello, ma tra delfini scolpiti appunto in questo materiale; o nel Varesotto, dove un "giovanotto" di quasi ottanta anni ha messo insieme 140 figure che egli stesso ha ricavato dalle radici degli alberi dei boschi). Ancora più suggestivi sono i presepi ambientati tra le stalattiti delle grotte (Santadì, in Sardegna), su corsi d'acqua (a Marcheno in provincia di Brescia, dove lo si costruisce sul fiume), o addirittura nel mare (Amalfi). Un' ultima nota meritano Varese, dove il Pastificio Cantù sfrutta…la pasta per costruire la sua Natività, e Gemona (Udine), dove le statuine sono costruite da vip dello spettacolo. Ricordiamo infine che innumerevoli esempi di "Presepi viventi" sono ogni anno organizzati in numerosissimi centri grandi e piccoli.

Molte altre sono ovviamente le iniziative organizzate per celebrare la festività. In particolare, l'Arena di Verona ospiterà fino al 31 gennaio 1999 la "XV Rassegna Internazionale del Presepe"; le centinaia di opere provenienti da tutto il mondo in essa esposte andranno a costituire il Museo permanente della Natività che l'UNESCO ha voluto a Betlemme. Molto nota è infine la grande mostra "Natale Oggi", che si tiene a Roma ed in cui si possono ammirare oggetti da tutto il mondo.

Le diversità delle tradizioni e del background culturale dell'Italia si esprimono al meglio nella gastronomia delle feste. Nel meridione, la cena della Vigilia ed il pranzo del giorno di Natale sono a base di pesce (specialmente di spaghetti con vongole, baccalà e patate) e di dolci. Nel Nord la cena ed il pranzo sono un tantino differenti poiché sono più a base di carne. Uno dei dolci che con il passare di tempo si sono diffusi sulle nostre tavole è il tronchetto che, come abbiamo visto, ha molto a che fare con la simbologia di questo periodo e che è spesso preparato con una copertura di cioccolato. Gli altri dolci regionali che si sono diffusi a livello nazionale sono il "Panettone", il "Pandoro", il "Panforte", ed il "Torrone". Il primo consiste di pasta dolce lievitata e di solito può contenere uva passa e frutta candita. Nella pasta del secondo è una gran quantità di burro che dà a questo dolce il suo tipico aspetto dorato. Entrambi sono originari del Nord: il Panettone viene da Milano ed il Pandoro da Verona (luogo dell'idillio di Romeo e Giulietta). Da Siena, invece, provengono il Panforte ed i Ricciarelli (altri dolcetti di forma ovale). Il Panforte ha alla base una sfoglia leggerissima simile ad un'ostia; l'impasto è un misto di miele, frutta candita, frutta secca e spezie (nella versione speziata queste ultime diventano l'ingrediente principale), ed è spolverato con zucchero a velo. Come si può ben immaginare è molto dolce di sapore, e per questo raccomando di mangiarlo in porzioni piccole o come dessert pomeridiano. In tal modo, inoltre. durera più a lungo e se ne potrà assaporare tutto il gusto straordinario (farei probabilmente la stessa raccomandazione per tutti gli altri dolci, ma penso che ciò sia implicito…). L'ultimo è il Torrone, un prodotto a forma di stecca che può essere di sapore molto dolce. Contiene una gran quantità di zucchero, mandorle, noci, pistacchi, e miele, ed è anche presentato nelle versioni con cioccolato o con liquore; è di origine meridionale e ne esistono anche formati più piccoli (equivalenti alle dimensioni di un cioccolatino). Credetemi, è con una "dolce" tristezza che li sentite dissolvere nella bocca… E' necessario spiegare il motivo per il quale dopo le feste i pazienti si affollano negli studi dei dentisti e degli esperti in diete?

Maria Lamkin lamkin@uni.net

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