Capitolo 7, Parte C

Il rifiuto di lei

 

Il telefono di Estrelica suonò nella stanza davanti. Lei lasciò suonasse alcune volte mentre continuava a cercare il cappello a cilindro nella camera da letto, infine, rendendosi conto che la persona che stava chiamando avrebbe persistito, abbandonò la ricerca e si avviò per rispondere.

"Mi spiace, non sono in casa, posso aiutare?… Oh, salve. Come stai?… NO, per Dio, No, quando?… Stai bene? Quando è successo?… Allora, stai bene… Davvero… Vuoi che venga a trovarti?… Be’, dovrei farcela con i soldi… Gesù Cristo… Lo conoscevi? Vaffanculo… Sì… Sì… Sì… No, non credo… Ah, parli del tipo che andava da Pete’s? Okay, ho capito di chi stai parlando… No, non l’ho mai veramente conosciuto, ma sono sicura che ha cercato varie volte di venirmi vicino… L’hai detto a qualcuno? L’hai detto ai tuoi?… Hai già visto qualcuno? Sei incinta?… Sì… Okay… Sì… Come sono stati lì?… Sì… Va bene… Cristo, non riesco a crederlo. Proprio questa mattina pensavo a te, anch’io… Sì (risatina soffocata) Sì… Bene, vuoi parlarne? Potrei richiamarti… sì… sì…"

Vic nel frattempo si era recato a dare un’altra occhiata alla cartella di Estrelica e sfogliava le fotografie che aveva già visto, quelle delle donne severamente picchiate. Le scrutava osservando quella che era stata carne, quello che era stato sangue, quelle che erano state donne che per quanto ne sapeva lui forse erano state felici di vivere, ora segnate da qualcosa con cui avrebbero dovuto convivere per il resto delle loro vite. Vic fece un veloce inventario mentale e iniziò a registrare tutte le donne che aveva conosciuto e che erano state vittime di un qualche tipo di abuso e decise che era molto più semplice contare quelle che non ne erano state vittime. Pensò al suo genere, alla sua tribù, e si ricordò che benché tentasse l’impossibile per comprendere le donne, l’empatia non andava oltre. Prese in considerazione l’idea di arrendersi. Chiuse la cartella e stava per riporla dove l’aveva trovata quando una fotografia sparuta cadde fuori e gli si posò ai piedi. La raccolse e notò che era una fotografia di Estrelica nuda che correva attraverso un campo. Pensò che se solo avesse visto la foto cinque minuti prima si sarebbe sciolto, ma che ora tutto quello a cui riusciva a pensare, era se qualcuno stesse in agguato nascosto ad aspettarla, perché sapeva quanto gli uomini sanno aspettare, e alcuni uomini aspettano per sempre.

Estrelica appese il telefono e Vic d’improvviso si sentì molto scomodo.

"Forse dovrei andarmene."

"No, non ti preoccupare. Non hai finito il caffè."

Lui non rispose.

Estrelica sospirò.

"Era una mia amica della Pennsylvania. Parli del diavolo: è appena stata stuprata."

Vic non rispose.

"VAFFANCULO!" lei urlò.

Vic non rispose.

"Sta bene. E’ successo alcuni giorni fa. Non so se devo prendere l’aereo e andarla a trovare oppure no. La richiamo domani. Aveva appena rotto con questo tipo e si trovava per caso in questo bar, e quest’altro tipo mai conosciuto prima inizia a parlare con lei, e lei non voleva andare con lui, ma penso lo abbia fatto. Sono arrivati a casa sua e lui ha cominciato a venirle addosso e lei a dire che voleva andare e lui ha tirato fuori una pistola e… VAFFANCULO!!"

Vic non voleva rispondere, ma sentiva che doveva dire qualcosa.

"Da che parte in Pennsylvania?"

"Allenstown."

"Conosco della gente a Allenstown."

"Davvero?"

"Sì. Come si chiama?"

"Deidre. Deidre Morris."

"No, non la conosco. Ma conosco un’altra donna a Allenstown che è stata violentata. Una vera sopravvissuta che ha affrontato un processo durato mesi, ma ha vinto e ha raccolto i pezzi a badilate. Potrei metterla in contatto con la tua amica se vuoi."

Estrelica pensò per un secondo, poi accondiscese valutandola una buona idea.

"Sì. Sì. Andrebbe bene. Potresti farlo?"

"Sicuro."

Vic prese fuori dal portafogli la lista degli indirizzi e dei numeri di telefono e trovò il numero avvicinandosi al telefono.

"Basta che la tieni breve." Lei chiese.

Vic fece il numero che aveva, ma sembrava fosse stato staccato molto tempo prima con nessun altro numero di riferimento. Provò un numero diverso che aveva in zona e riscontrò la stessa cosa, e si rese conto che era da un pezzo che non aveva più contatti con nessuno là. Guardò Estrelica che percepì che lui la stava guardando e andò in camera da letto. Provò un altro numero. Tentò una stilettata nella notte. Fece il codice della zona e il prefisso che aveva usato per gli altri numeri, poi scelse quattro altri numeri a caso. Riusciva a udire il telefono dall’altra parte suonare una, due, tre volte, poi qualcuno rispose.

"Salve, ehm, questa è un’interurbana quindi per favore non appenda, e so che è abbastanza stupido chiederlo, ma, conosce Natalie Brown?… Ha circa 25 anni, 26… capelli marroni… Conosce forse qualche Brown?… Be’, cerco di mettermi in contatto con qualcuno, è abbastanza importante… E’ che un’amica di una mia amica è appena stata stuprata e cercavo di trovare qualcuno che ha subito lo stesso atto…"

Estrelica si lasciò cadere sul letto dimentica di tutto eccetto di quello che aveva appena udito da Deidre e nella mente traspose la violenza del proprio stupro vicina a Deidre. I suoi pensieri correvano e si trovò a dover combattere contro una sensazione di scioglimento per la prima volta da anni. Raccolse con la forza che aveva tutta la concentrazione e i pensieri sull’amica. Iniziò a piangere e pensava all’uomo che era nella stanza accanto. Si sentì spaventata, ma ricordandosi di quello che le era successo durante il giorno sapeva che non aveva alcuna ragione di esserlo, e sperava di non esserlo, ma il solo fatto che Vic fosse un uomo pesava tanto nella sua mente che non sapeva cosa raffigurarsi. Per una qualche ragione considerò la differenza tra il Vecchio e il Nuovo Testamento. Qualcosa a cui da decenni non pensava. Si chiedeva quanto spazio aveva ancora nel suo cuore per la razza umana, o per lo meno per gli uomini. Sapeva che nessuno di questi aveva nulla a che fare con Vic, e se mai avesse avuto qualcosa, lui era nella stanza davanti e cercare di fare il meglio per aiutare, e ne apprezzava il gesto. Pensava ad alcune sue amiche che avevano iniziato a odiare gli uomini dopo esperienze di questo tipo, e si chiedeva come mai pure lei non provava risentimento contro di loro. Ma sapeva anche che se lo avesse provato, quello sarebbe stato il primo passo verso l’alienazione da vari gruppi di persone. La maggior parte dei suoi amici erano uomini, ed erano uomini di cui aveva una profonda fiducia. Non riusciva a pensare ad alcuna ragione logica per cui avrebbe dovuto odiare gli uomini, proprio come non riusciva a pensare ad alcuna ragione logica secondo la quale avrebbe dovuto odiare le donne che incontrava le quali, ai suoi occhi, erano di gran lunga peggio di una buona parte degli uomini che aveva incrociato. Pensava di lasciare che il cuore si trasformasse in granito come molte sue amiche avevano fatto. Sospirò ancora una volta, mormorò "Vaffanculo. Sono ancora qui," e ritornò nell’altra stanza per unirsi a Vic.

Non si prese la briga di stabilire un contatto con gli occhi nel momento in cui entrava nella stanza e sperava lui avrebbe capito. Vic aveva appena appeso il telefono mentre lei gli passava vicino facendosi leggera alla voce che proveniva dallo stereo, si soffermò vicino alla finestra che dava sulla strada, penetrò a fondo nella notte e si appoggiò con gentilezza alla parete. Una macchina piena di adolescenti passando davanti a casa con la radio a tutto volume urlava una canzonetta le cui uniche parole che lei riuscì ad afferrare erano di un cantante heavy metal che gridava "TI AMO PICCOLA!" Estrelica sbottò.

"CHIUDI QUEL CAZZO DI ROBA!"

Si diresse al sofà e tirò fuori la cartella e cercò una fotografia nel tentativo disperato di riguadagnare una certa padronanza e con delicatezza la porse a Vic.

"Questa è Deidre." Mormorò.

Vic si alzò lento e camminò verso di lei per prenderle la fotografia di mano. Era la foto che aveva visto alcuni minuti prima di colei che credeva fosse Estrelica mentre correva attraverso un campo.

"Ti assomiglia molto."

Lei non rispose mentre Vic esaminava di nuovo la foto e cercava di rimettere ordine per quanto gli riusciva.

"Vuoi un drink?" chiese lui.

"Per favore."

Ripose la fotografia sul sofà vicino a lei e lei la prese e iniziò a guardarla con amore. Vic si avviò verso la cucina per aprire il frigorifero e sospirò soffocato "Il frigo è senza birra e senza pari." Provò un altro paio di armadietti, spostò un paio di cose qui e lì e trovò una bottiglietta nascosta nell’angolo in fondo e la tirò fuori. Una vecchia bottiglia di Bailey’s. Ritornò nella stanza davanti e ne versò un goccio nelle tazze.

"No, aspetta, sono probabilmente freddi ora. Vado a farne ancora un po’." Lei disse.

Si rese conto che avrebbe dovuto farlo lui, pensò pure che lo sbrigare qualche faccenda l’avrebbe aiutata a distrarsi un po’. Lei ritornò in cucina e preparò altri due caffè. Prima di portarli, andò in bagno a lavarsi il viso e per vedere che faccia aveva. Prese l’asciugacapelli per asciugarsi il viso; non lo usava mai per i capelli, ma amava sempre la sensazione dell’aria calda in viso prima di tamponare le goccioline che restavano con l’asciugamano. Ritornò in cucina e aspettò i caffè, ricordandosi che lui aveva usato il telefono.

"Allora, ti sei messo in contatto con qualcuno?"

"Ah, forse non ci crederai, ma ho appena incontrato una persona abbastanza intelligente. Lynn Rhodes di Allenstown. Non ho avuto modo di rintracciare le mie amiche perché le loro linee sono state tagliate e non ci sono altri numeri di riferimento, allora ho provato lo stesso codice della zona e lo stesso prefisso che avevo e ho composto quattro numeri a caso. Ho semplicemente provato a chiedere alla persona dall’altra parte se aveva mai udito della mia amica. E’ che non ho alcuna idea di quanto grande Allenstown sia o altro. Non vi sono mai andato, ma conosco un paio di persone che sono state lì per un paio d’anni. Bene, la prima persona che mi ha risposto è una sedicenne molto sveglia che ovviamente non è ancora tanto disgustata dal mondo poiché è stata di grande aiuto. Anche lei è stata violentata, e benché non conosca la mia amica, ha detto che si sarebbe guardata attorno per individuarla e che frequenta un paio di Centri Anti-Stupro in città, cosa che fa sempre comunque, e vedrà di trovarla. Dice che i centri in città sono abbastanza buoni."

"Sì, è quello che anche Deidre diceva. Anche lei è già stata lì un paio di volte."

"Allora, sì. Potrebbe aiutarla."

"Come si chiama?"

"Lynn Rhodes."

"Tu sia benedetta, Lynn Rhodes."

"Ho il suo indirizzo e numero di telefono se vuoi, è stata così gentile. Ti dico, la prima persona che ho contattato…"

"Sì, è proprio dolce."

"Fa la cameriera al Ponderosa, credo."

Estrelica rise sottovoce e iniziò a tirarsi su.

"Sei stato a lungo al telefono?" lei chiese.

"Non ti preoccupare per questo. Ho già pagato io."

"Grazie, molto dolce da parte tua."

Lui le sorrise allo stesso modo in cui le aveva sorriso quando aveva appena notato che Estrelica lo stava guardando al 5 Point alcune ore prima nel pomeriggio. Lei riconobbe il sorriso e iniziò a farsi raggiante.

"Sei proprio vero?" lei gli chiese.

"No, sono un bastardo, allo stesso modo degli altri."

"Oh, avvicinati, su."

Lui si alzò lento, le si avvicinò, si rannicchiò sopra di lei con le mani sulle ginocchia, e si chinò per sussurrarle all’orecchio.

"Ti piacerebbe ballare?"

"Tantissimo."

Lui le offrì la mano mentre lei si alzava e mormorava nel momento in cui lui la prendeva tra le braccia. Lei annuì impercettibile abbracciandolo. Ballavano estremamente lenti e in silenzio, ambedue chiudendo gli occhi per fuggire al bagliore delle luci nella stanza. Ambedue tennero gli occhi chiusi per un minuto o due fino a quando Estrelica aprì i suoi per trovare la candela rossa mezza consumata in una bottiglia di porto sul bordo del caminetto che sembrava dimenticata. Senza staccarsi da lui prese dalla tasca della gonna lo Zippo e diresse la loro danza verso la candela in modo da riuscire ad accenderla. Lui aprì gli occhi.

"Okay, ora dobbiamo ballare in quella direzione." Lei disse.

"L’interruttore?"

"Ah, ah."

L’oscurità cadde nella stanza come un sollievo, agevolando ambedue a distanziarsi il più possibile, anche se solo per poche ore, da quello che era accaduto da poco.

"Ora dobbiamo ballare fino al telefono." Vic l’assecondò mentre Estrelica si chinava per staccarlo e si udirono dei graffi alla finestra.

"E ora la finestra." Fece lei, alzando le tapparelle per far entrare il gatto.

"Cristo, guarda che razza di zampe che ha." Esclamò Vic. "Come si chiama?"

"Armitage." Lei rispose. "Nient’altro?" chiese per quanto riguardava la stanza. No. Armitage scrutò lo straniero in sua presenza, si riservò di fare qualsiasi commento sulla situazione che aveva davanti e saltò giù sul pavimento per correre nella stanza di Estrelica.

  

Estrelica e Vic, Capitolo 7, Parte D

Il rifiuto di lei