Capitolo 16, Parte B

La costa è chiara

 

Una pipa della pace, un pacchetto di Mickey’s, diverse paste di ceci da spalmare e del pane ebraico passarono di mano in mano mentre lo scoppiettare del fuoco crepitava. Era dal grembo materno che tutti loro se la facevano addosso dalla paura, si avvicinarono al fuoco e si strinsero l’uno all’altro in isteria, emettendo ondate di fumo dal naso con le sigarette sulle labbra, facevano come i bimbi ragni con le dita: "itsy-bitsy" e spingevano tutto dentro gli occhi verde bottiglia, tiravano fuori musica dalle lingue, la spargevano sopra le fiamme, la stavano ad osservare mentre si bruciacchiava e veniva soffiata verso l’alto attraverso i buchi nelle nuvole, rimbalzava giù verso l’Antartico ed era trasportata al di là del cielo per formare una costellazione che BC individuò e chiamò una croce e corona. Il tipo di Portland guardò verso l’alto e trovò uno scorcio a salice selvaggio soffice e sinistro. Vic chiuse un occhio, lo sguardo verso l’alto, individuò la costellazione sbagliata e la chiamò India. Estrelica si sfregò gli occhi e vide dei caleidoscopi sui palmi, sperò di avere un tampone e si soffiò il naso in un fazzoletto che odorava della polvere nel cassettone dei mutandoni della nonna che lei le aveva regalato per il Bacionatale. Scoppio.

Estrelica usò lo stivale di Vic per indicare a Bridget dove voleva andare dopo. Vic usò il tipo di Portland come un paio fresco di orecchie, che teneva gli occhi su Bridget e diceva "uh-huh" e rideva un po’ troppo forte per la ragazza nello scialle il cui amico era all’ospedale con lo stomaco pieno di pillole. Sash piangeva lacrime bianche dentro di sé e Mark teneva sotto stretto controllo le fiamme. Aveva lavorato nella stanza dei motori di un autofertilizzante con il tipo che non fumava, per alcune estati. Scoppio.

Il tipo che sembrava Nat "King" Cole fece molte domande su come si guidano i taxi e gli venne riferito di Jason. Diede l’indirizzo di un suo amico a Londra che aveva il compleanno lo stesso giorno di un altro amico a Ma’alot a Vic che aprì di scatto il portamonete e gli indirizzi piombarono giù come carte di credito sulla sabbia. Sacramento era spirato, come Narabeen Beach, Bellingham e Sligo, ma Santander, Queen’s Park e Nesoya erano fresche e Los Angeles, San Francisco e Seattle stavano scoppiando. Largs era ora Oban. Belfast ora Beirut. Il Giordano era stato ripulito da un versamento di birra, ma Delaware nel 1938, Maison du Soleil, la Casa di Dio e il 18 del 905 erano incisi nel suo prefrontale per sempre. Estrelica ricordò J. Dove una volta mentre faceva i bagagli, nel rivolgersi a lei disse: "E’ come bruciarti la stanza." Lui provava a raggrupparli tutti insieme, ma finì per cancellare il piano e allinearli solo alla porta, schiacciando fuori il dolore a tutti, cucinarsi l’occhio sinistro e borbottare, "Se non vi incontro alle corse dei cavalli, vi vedrò giù ai tralicci della luce." Skoppio.

Una storia di un ragazzino che aveva assassinato il suo migliore amico fece il giro e tutti ascoltavano nel momento in cui un jet volava sopra di loro e un rapinatore perdeva i nervi. Estrelica e Stoney erano appena entrati al 7-11 e una pistola venne puntata al lettone 73enne di origine, cresciuto in Texas, istruito in Giappone, cittadino libanese di una compagnia americana per la quale lavorava sulle spiagge di Tripoli. Le truppe in Cina furono rimpiazzate e un anno dopo il terreno rimbombò sotto la Mecca, e le unghie delle dita si spinsero alla bocca dell’uomo basso che pensava tra sé "Marilyn Monroe? La Luna? Waterloo?" Scoppio.

Tutti loro sapevano che luglio avrebbe avuto l’odore dello sparo di una pistola, su e giù per Madison. La calura li avrebbe lasciati soli e permesso agli animali di uccidersi, quindi sarebbe stato mandato dentro qualcuno a ripulire. Scoppio.

Estrelica guardò in alto verso i cieli, trovò Cassiopeia e il Sagittario e sperò di essere a la Paz in luglio per l’eclisse solare. Scoppio.

Vic guardò l’oceano e la sua faccia si corrugò con le onde. Estrelica si adagiò all’indietro e riposò le braccia sulla gamba di lui mentre lui annuiva al mare e disse "Lo vedi?" offrendole una nocciola di frumento.

"L’uragano?" lei disse portandola alla bocca.

Si guardarono e si volsero verso la tempesta.

Se si fosse fatto di tutti coloro che erano attorno al fuoco delle figurine mobili, appuntate sopra il letto di un bimbo, con Estrelica nel mezzo e Vic da qualche parte giù per il fondo, detto buona notte e lasciato il bimbo al sonno… Estrelica soffiò nell’orecchio di Vic mentre lui fluttuava dentro e fuori dal sonno e disse al di sotto del respiro di lui "Attraversa la linea. Dio si prenderà cura di te," e gli aprì la bocca ampia come l’universo e lui le cadde in grembo. Con quei pochi mormorii che gli scivolavano dalle labbra, un coro di risate masticate fece il giro attorno al fuoco e si fermò nel momento in cui la voce più bassa tra loro priva di espressione fece "Odio Gesù Cristo con tutto il cuore." Estrelica si volse all’indietro e toccò il petto di Vic, alzò il mento e disse "C’è un uomo che ha preso una decisione." La bocca di Vic si aprì e parlò nel sonno, "… mostrati Ruth…"

La faccia di BC risuonava ancora alle parole che aveva appena sputato. Aveva della crema da barba e ne spruzzò un po’ sul naso di Vic.

"Allora… Come ti chiami" chiese lento a Estrelica.

"Aspetta un minuto," lei disse, "ti ho visto prima. Non eri alla festa di Nick circa un anno fa?"

"Vuoi dire quella festa dove eri con quel tipo che è appena tornato da un viaggio in autostop e si è addormentato?"

"Uh, sì," Estrelica rise, "Sicuro che c’ero. Dimmi, cosa stavi farfugliando di Cristo?"

"Mi sono svegliato una mattina e ho scoperto che il letto stava bruciando." Fece fissando con freddezza.

"Be’, perché diavolo te ne stavi a letto a fumare?"

La guardò diretto e disse "E’ forse il giorno per te diverso dalla notte?"

"No, aspetta," lei urlò, "cosa stavi dicendo del bruciare nel letto? Sto prendendo degli APPUNTI, okay?"

Vic si svegliò e tutti iniziarono a ridere. Li guardò, notò la schiuma da barba sul naso, individuò quello che rideva di più e disse "Ehi, ehi, ehi, ehi; è forse tanto figo?"

"Me lo hanno fatto quando ero bambino."

"Devo pagare io allora, huh? Va bene…" lo riassicurò.

 

Tutti gli altri là in qualche modo si conoscevano e uno di loro avrebbe iniziato il giorno successivo a lavorare all’arsenale. Era stato sulle navi per anni e ora si era messo in mente che il meno dovesse loro era di aiutarli a costruirle. Aveva un figlio con la sua ragazza e chiedeva di usare la macchina solo una volta alla settimana.

Vic contò, contò, contò, hic, tutte le facce che erano lì ed Estrelica gli diede un sorso di birra e disse a Birdget come, quando da bambina, facendo l’altalena sull’albero di famiglia, una quercia imponente, quando venne sradicata dalla casa del genitore una notte di tempesta e lei aveva sedici anni e di come dovette tagliare con la motosega i rami e farne legna. Le raccontò pure della successione delle Elizabette da cui proveniva da parte di sua madre.

"E dall’altra parte?"

"Una bottiglia di whisky, penso."

Il ragazzo di Portland disse qualcosa all’orecchio di Vic mentre indicava Bridget. Vic si abbassò e il tipo disse, "Proprio non capisco."

"Ah, fossi in te non mi preoccuperei." Disse Vic. "Non vale la pena pensarci. Sappi, uh, solo che esiste. E’ più o meno tutto quello che devi fare."

Roy strimpellò il violino "Che dovremo,

che faremo,

che faremo con,

che faremo con una vela

ubriaca

o,

che faremo con una

vela,

ubriaca,

o,

piantò lì, si appoggiò al gomito, si mise le dita nei capelli vicino a quelli di lei.

Alcune facce salutarono, altre ancora, e altre ancora se ne andarono ed Estrelica si alzò e s’incamminò lenta alla spiaggia con le braccia conserte, inoltrandosi sempre più nel vento e nella foschia.

Vic ascoltava Bridget e l’amica che si raccontavano di come facevano la Gestapo, come Bridget la chiamava, ed Estrelica in piedi vicino all’acqua che si stringeva tra sé gli tagliò la coda dell’occhio e non sapeva distinguere il grigio del cielo dal grigio della spiaggia. Lei era tutto quello su cui lui riusciva a focalizzare, in piedi là ferma. Troppo ferma. Lei si inginocchiò.

Si alzò e la raggiunse con le mani in tasca e gli occhi sui suoi capelli. Restò in piedi vicino a lei e scrutava tra la nebbia, s’inginocchiò, accese una sigaretta e gliela diede per farne un tiro. Si guardarono, gli occhi spalancati resi liquidi dal mare, il vento allo stesso modo li faceva socchiudere. Lei gli osservò le mani mentre lui spegneva la sigaretta, gli prese la mano tra le sue e cercò l’acqua salata nel palmo.

"Tutto questo è tuo," mormorava il vento a Estrelica.

"Queste cose non sono tue" sferzò il vento nelle orecchie di Vic.

"Perché devi fare tutto da solo?"

"Non vuoi stare con me?"

"Non te ne vuoi andare?"

Si girarono verso il mare.

"Se davvero sei mio, non fa alcuna differenza, credo."

"Me ne vado domani."

"Dove?"

"Ritorno in Gran Bretagna. C’è qualcosa che devo trovare."

"Prima però devi vedere cosa ho trovato al negozio!!"

Lo trascinò via, mettendogli il braccio attorno alla vita e Vic tirò fuori l’accendino, si girò al mare e disse "Siamo stati qui."

"E qui e lì e là e laggiù," Estrelica concluse per lui mentre camminavano lungo la baia trascinando dei tronchi dietro a loro sulla via del ritorno al fuoco. Lei prese fuori dalle tasche le nacchere e iniziò a danzargli attorno muovendo i fianchi fino al fuoco e i suoi occhi si aprivano come labbra. Lo prese per il braccio per avvicinare alla bocca il suo orecchio e sussurrargli "Ho trovato la gomma Blackjack." Vic spalancò la bocca per la sorpresa, lei lo mimò, e risero mentre lei tirava le nacchere e le chiavi della loro stanza d’albergo a Chris’s By The Sea al tipo di Portland ed Estrelica e Vic si diressero alla macchina. Guidarono al bar più vicino, fecero un gioco a buca aperto da Estrelica che prendeva in giro Vic mentre metteva il gesso sulla punta della stecca. Lui mandò una buona palla in buca, lei iniziò a riprendersi, poi lui sbagliò l’ultimo tiro, colpendo di lato la palla otto che rimbalzò e spinse dentro l’ultima palla di lei.

"Te l’avevo detto di non mettere il gesso." Sussurrò, alzando il sopracciglio.

"Touché, Touché, Tora, Tora, Touché."

 

Sulla strada di ritorno alla spiaggia, la notte se li rubò come appartenessero a lei, quasi schiantandoli al passaggio del tornado sul Camaro alla loro destra che faceva un solido novantanove mentre la bandiera nera veniva issata. Non c’erano Checkers attorno per miglia.

Uscirono e s’incamminarono per un campo e Vic disse "L’hai vista? Una stella si è appena accesa."

"No, secondo me era un pianeta." Estrelica sospirò.

"Ehi, su fino al prossimo pioppo e di ritorno o ti giochi i soldi per la vodka. Pronti, via," Vic corse diritto in una pianta appena seminata e un rovo sferzò il tatuaggio a orchidea che Estrelica aveva sopra il calcagno. In macchina lei gli chiese "Cosa vedi," porgendogli il binocolo.

"Vedo una Jag XJ verde foresta imperlata di pioggia e lei gli sta sbattendo la porta in faccia e ferma la prima macchina che passa."

"Hmmm. E’ buffo. Io guardavo quel quarto di luna. No, là, sopra quella pianta morta. Non brilla forse come qualcosa che non hai mai visto?"

 

Ritornati da Chris’s, Vic chiuse la porta della macchina e disse "Quarantasei dollari? Cosa hai preso?"

"Be’, è quasi tutto Caerphilly e Cheshire."

Vic prese nel grembo la chitarra di Estrelica sedendosi sullo sgabello all’hotel mentre ascoltava Bridget e il suo amico dentro. Estrelica fece qualche passo sulla spiaggia per liberare scrivendolo il suo nome nella sabbia mentre Vic trovava le sue corde e suonava una di quelle canzoni che si possono masticare per sempre e mai rendersi conto fino in fondo di come vada.

 

Avvolta nella corda per il bucato

nella gonna della madre piroetti su te stessa

un camino e un altro camino

e la fuliggine che cadde dai tuoi riccioli

andando a prendere i dadi per i falegnami

tirando fuori i centesimi dal polso

il catrame sulla canottiera dello zio

e con le unghie ti grattavi il pugno.

 

I Casanova che ti fottevano violenti

come ragni sulle tue lenzuola

i ragazzi delle tubature che ti trascinavano dentro

e ti offrivano a chiunque sulla strada

e quale angelo fece sfavillare i denti

per gravarti di tutti quei beni

che potevano solo essere scambiati

con il diavolo nei boschi

 

A volte il tuono sul soffitto

troppo velenoso per resistere

a ogni mano che cerca di toccarti

tutto quello che vedi sono un paio di pugni

e i guardiani dicono che tutte le scommesse sono chiuse

ciò che capiscono sono solo le tue lezioni

e tu sai capire più dalle loro ombre sul muro

che dal dover aspettare i loro occhi

e il trucco è nel trovare la magia

e la maledizione sta nel continuare le formule

e la trappola è l’abbandono di qualsiasi paio di mani

che ti ha portato a trovare i tuoi campanelli

 

Come la luce sotto i Paesi Bassi

mai però ti dimentichi

le mani della nonna sopra le tue

e le canzoni che ti furono insegnate

quando stavi nel sole di agosto

che sempre ti faceva nascondere

catapultato dall’erba mattutina

nei cieli nei quali sempre ti immergevi

 

Ora hai gli occhi segnati

stai venendo qui per andartene

tutto ciò che rimane al quale aggrapparti

è il modo in cui dormivi

e le facce che mai hai riconosciuto

che ti fecero girare dall’altra parte

il colore delle penne di un cigno è intagliato

dalle ombre del giorno.

 

Le corde suonavano e suonavano e suonavano e suonavano mentre Estrelica ritornava da Vic nel momento in cui le corde di lei si facevano silenti tra le sue mani. Bussarono prima di provare la porta, che era stata lasciata aperta per loro. Bridget e Bob, questo il nome del ragazzo, chiesero della condizione delle strade giù per la costa e ancora oltre e sparirono nella notte dimenticando l’olio per il corpo.

 

Estrelica e Vic, Capitolo 16, Parte C

La costa è chiara