Capitolo 16, Parte A

La costa è chiara

 

"HEUER-TO-BIIIIIIIIIIIIIIIIIIISE!!"

Vic si sporse dalla finestra della macchina di Estrelica quel tanto che la cintura glielo permetteva e urlava su e giù per il cielo mentre Estrelica lo guardava e si chiedeva perché mai non aveva pensato di usare prima il futon che J. Dove Dixon aveva lasciato come sedile.

Lui le si accostò, lei teneva il piede sull’acceleratore raggiungendo le 90 miglia costanti, il piede sull’acceleratore. Prese la bottiglia di birra che teneva tra le gambe mentre lui le baciava un chicco di caffè in bocca, sapevano dovevano andare da qualche parte e andavano verso il sud. Tuonarono oltre il campidoglio dello stato, in direzione della costa e quando arrivarono all’angolo del mondo, si divertirono con un tipo e la sua Corvette, gli tolsero i documenti, fecero un fuoco e presero la sua birra mentre lui iniziava a parlare dei giorni in cui correva alla Seattle International Raceway ed Estrelica si grattava la caviglia e Vic si strofinava gli occhi.

Con il calare della sera le fiamme si fecero più brillanti, il rumore di vestiti in pelle e alcuni ragazzini inoltratisi sulla spiaggia per fumare si avvicinarono e si strinsero attorno ai tre, che stavano già decidendo chi doveva andare a prendere dell’altra birra, e tre ragazzi e due ragazze che erano appena arrivati buttarono lì dieci dollari a testa. Stoney, il tipo della Corvette, prese i soldi di tutti mentre Estrelica tirava fuori un biglietto da dieci dalla borsa, lo infilava nella tasca della gonna e lo seguiva alla sua macchina per guidare al primo segnale a neon sulla strada.

Estrelica buttò delle cose nel cestino e Stoney si diresse agli scaffali refrigerati. Alla cassa un bambino stava tremando perché non aveva abbastanza soldi per un sacchetto di patatine da dieci libbre. Stoney si chinò e gettò delle monete sul banco per lui. Estrelica indicò un bracciale di caramelle, prese un pacchetto di sigarette dolci Old Colt e le buttò nel cestino mentre lo sguardo le cadeva su di un libro di accoppiamenti che diceva "Mangia, Caga e Muori." Le sue spese erano finite.

Sulla via di ritorno all’accampamento, Stoney guidò verso le distese dei molluschi, si sistemò uno sguardo raggiante e lasciò che la bocca gli si spalancasse sbavando alla vista di tutti i piro-piri, innestò la marcia e si precipitò giù per la spiaggia stridendo sgommando verso gli uccelli, sparpagliandoli da tutte le parti. Controllò gli strumenti sul cruscotto, controllò e portò la macchina al massimo regime dei giri e scrisse il suo nome sulle distese dei molluschi. Scrutò la spiaggia per avvistare dei segnali di fumo, riuscì a individuare il fuoco e calcò sui freni, atterrando a un tiro di sasso da Vic, il fuoco e una dozzina di ragazzini che attizzavano la notte.

Stoney ed Estrelica portarono i sacchetti di carta, caddero uno da un lato l’altra dall’altro di Vic e iniziarono a passare in giro bottiglie e lattine e resto e patatine e pasta da spalmare mentre Estrelica apriva una scatola di ostriche e alzò le dita alle labbra di Vic mettendogliene una in bocca proprio mentre la spalancava per sbadigliare e faceva scattare il tappo della bottiglia con l’accendino.

Alcuni andarono a cercare ancora un po’ di legna per il fuoco mentre un tipo iniziava a raccontare di quando era in Marocco e fu invitato a una festa dove facevano l’hashish e gli rollavano i pani proprio davanti agli occhi, e si ricordava di tutto questo mentre si rollava uno spino.

"Bene," lui disse, tenendolo appena rollato tra le dita, "ferma il tempo nei binari. Ma, considerarlo tanto pericoloso quanto la cocaina, che non ha assolutamente alcun potere di guarigione eccetto che scivola abbastanza facilmente da palmo a palmo nel momento in cui uno stato confinante solo qualche porta più in basso non ha proprio niente ma non vuole condividerlo ugualmente…"

"Be’," iniziò Estrelica, "si sa che se davvero volessero fermare il fiume della droga lo potrebbero fare in una notte, ma l’élite al potere ha troppi amici ai quali non può girare la schiena. Voglio dire, fa bella figura al telegiornale della sera mostrare lo spacciatore locale preso in flagrante con il garage pieno di piantine, subito dopo qualcosa sul Presidente che dà la mano al Presidente della Columbia con un cappellino da baseball in testa che dice ‘Bevi Coke’ dopo aver firmato l’accordo che permetterà a McDonalds e alla Coca-Cola di aprire dei negozi sul loro territorio, ridurre la foresta tropicale a cenere e far fucilare colui che era l’eroe locale del villaggio che aveva protetto la foresta per trent’anni da un altro abitante del villaggio perché impedisce alla gente di guadagnare un dollaro al giorno e di indossare tessuti fatti dall’uomo con colori che non sono naturali."

"Droghe" sorrise Vic, "e non del tipo che appartiene all’uomo."

"Pensate forse che l’Associazione Medica Americana permetterà a qualcuno di impedire loro di vendere il placebo il che permette loro di lavorare solo due giorni alla settimana, due mesi all’anno? Non posso dire di essermi mai guardata allo specchio e di aver visto la faccia del diavolo come loro vorrebbero farmi credere solo perché voglio fare del mio corpo quel cavolo che mi pare, il che significa che posso decidere se voglio o no portare dei maschi al mondo. L’unica cosa che abbiamo neppure quella è nostra. Provano quindi a legiferare la moralità e ci sbattono in prigione per aver portato via dei soldi ai loro superiori per dieci minuti, un po’ di botte e un giro in macchina attorno all’isolato. Nel frattempo i loro figli sono a casa chiedendosi cosa Papà faccia tutte le notti e chi sia l’amico di Mamma che veniva sempre a cena e la baciava come lei voleva essere baciata e un giorno Papà venne a casa prima e lo cacciò via, e ora Mamma ha due lavori, non è mai in casa, la televisione è sempre accesa, il solista alla chitarra nella stanza davanti alza sempre più il volume e la polizia inizia a circolare attorno a casa, facendo urlare i clacson e i giornali si preoccupano che i ragazzi semplicemente non LEGGONO più. I fiori non crescono più in città e l’intero posto dannato è fatto dall’uomo."

Una delle ragazze venne avanti, accese la sigaretta di Estrelica e disse "Mi chiamo Bridget. E tu; come diavolo ti va?"

"Estrelica. Forse più o meno come va a te," le ammiccò facendole spazio sulla coperta per poter parlare insieme.

Vic si girò al tipo che gli sedeva vicino e gli chiese se conosceva dei tipi nella zona, notando che aveva forse solo dodici anni.

"No. Non sono mai stato qui prima. Sono di Portland."

"Allora, come vanno le cose a Portland?"

"Si fanno sempre più dure. Ma è qualche settimana che risparmiamo e domani sera facciamo baldoria a un ristorante di cinque stelle," disse indicando Bridget.

"Cosa vuoi fartene della vita, figlio mio?" chiese Vic.

"Fare inginocchiare la Exxon."

"Sembra una buona idea. Sette milioni di galloni hanno versato in Alaska, vero?"

"Undici."

"Undici! Cristo! E poi cosa farai?"

"Inizierò con la Texaco."

"La tua mamma sa di tutto questo?"

"Mah, non è che le vada proprio a genio perché usa molto la macchina. Cerca di farmi cambiare idea."

"Oh, che ragazzi. Quando avevo la vostra età non ne avevo neppure sentito parlare—"

Estrelica si tirò Vic vicino, gli chiese se voleva una birra e gli diede un bacio. Lui la baciò di ritorno, annuì e si chinò su di lei per prenderne una, lasciando che la mano cadesse dove capitava. Come riuscì ad aprirla, Estrelica lo raggiunse con la sua per brindare e la osservò mentre spumeggiava giù lungo la gamba. Vic rise e iniziò a leccargliela dalla gonna.

"Su, Fido, lecca, lecca."

"Dio, che saporaccio che hai!" Vic sputò tentando di salvare la sua birra. Bridget chiese ad Estrelica se aveva una sorella.

"Ne ho tre. Ne conosci una forse?"

"Penso di conoscerne una. E’ abbastanza alta, si mette il rossetto ma non si trucca e… non mi viene in mente il suo nome."

"Zeda."

 

Estrelica e Vic, Capitolo 16, Parte B

La costa è chiara