Capitolo 11

Baby, per favore non andartene

 

Estrelica inserì il ferro nella spina e iniziò a stirare la gonna che voleva indossare perché doveva vedere il padrone per chiedergli di posporre di una settimana il pagamento dell’affitto. Cercava di dare un significato a quello che era successo e pensava tra sé: Sono passata per la macina, sono fuggita e ho cercato il tenero, ma è stato il tenero a frantumarmi l’armatura e nel terrore li ho portati avanti senza rendermene conto; e senza rendermene conto, li ho fatti passare attraverso la macina. Ci pensò un minuto, quindi decise che faceva tanto senso quanto qualsiasi altra cosa. Tentò di pensare seguendo la propria linea di ragionamento e decise che doveva essere pazza. Pensò a J. Dove quando diceva che tutti siamo pazzi ma che solo i sani lo ammettono.

Le venne in mente che a lei e Vic la sera precedente avevano sparato. Pensò a Vic. Un altro re-mendicante del quale si era innamorata. Erano sei mesi che J. Dove se n’era andato e cinque minuti da quando era partito Vic.

Finì di stirare, si sedette per scrivere una lettera a J. Dove e cercò l’accendino in tasca per accendersi una sigaretta e fece scattare lo Zippo. Il combustibile in eccesso le si versò sulle dita e la mano prese fuoco e lei lasciò cadere l’accendino. Vic, pensò.

Aprì il blocco di carta e vide le parole che aveva scritto la notte precedente, le lesse di nuovo e passò alle parole che Vic aveva lasciato per lei, cercò una pagina vuota, mise da parte il blocco e andò al telefono per chiamare Demetre, un suo amico che lavorava al New Orleans Restaurant in Pioneer Square. Il telefono suonò a vuoto; già staccato.

Indossò la gonna che aveva appena stirato e trovò un’ala di legno dipinta di compensato a strisce rosse e gialle che Vic le aveva lasciato in tasca, prese una giacca, dei soldi e le chiavi della macchina e volò fuori di casa.

Si avviò verso la fermata dell’autobus che era alla fine del quartiere; attese quello delle 11.13 e fece a piedi gli ultimi quartieri fino al New Orleans. Il posto era chiuso ma riusciva a vedere Demetre all’interno del bar pronto per il giorno e tamburellò sul vetro. Demetre fece delle facce prima di venire ad aprire la porta principale.

"Sentimi bene, ti rendi conto che se il comitato di controllo sugli alcolici-" iniziò Demetre.

"Oh, vada a fan culo il comitato di controllo sugli alcolici. Ho bisogno di un Hurricane. Uno dei tuoi Hurricanes."

"Ah, allora sei qui solo per la balla, è così?"

"No, ho bisogno di parlarti… e di una balla."

"Dimmi, cosa succede? Sembra tu sia di corsa." Disse Demetre dirigendosi dietro al bar mentre Estrelica trascinava uno sgabello.

"Demetre Demetre Demetre"

"Estrelica Estrelica Estrelica"

"Cosa faresti se una ragazza ti si avvicinasse, fosse carina con te al punto che decidi di stare fuori tutta la notte, vi divertite tantissimo, vi svegliate e di nuovo vi divertite tantissimo e lei ti dice che se la sposi potresti lavorare in qualsiasi stato europeo che vuoi per tutto il tempo che vuoi."

"Andrei a casa dai miei a prendere lo smoking."

"Non volevo tu dicessi questo."

"Vuoi dire che questo ti è successo veramente?"

"Sì, e ho detto al tipo di andarsene fuori dalle palle."

"E’ qualcuno che conosco?"

"Forse. Il suo nome è Vic. Vic qualcosa."

"Oh, Vic."

"Lo conosci?"

"Sì, aveva l’abitudine di venire sempre al Castle Greyskull. Un tipo abbastanza figo."

"E’ una persona che vale?"

"Vuoi dire se vale la pena sposarlo e andarsene in Europa? Sì, penso di sì."

"Cosa vuoi dire con ‘penso’?"

"Be’, se è quello che vuoi fare. Sì, è un bravo ragazzo e tutto il resto."

"Ha soldi?"

"Forse QUALCUNO di noi ha soldi?"

"Hai ragione."

"Così gli hai detto di andarsene?"

"Sì."

"Quando ritorna J. Dove?"

"Esatto."

"Okay, ho capito. Voi due ci siete proprio cascati, vero?"

"E’ stato terribile. E’ per questo che sono spaventata."

"Bazzecole. Oh-no-forse-questo-tipo-NON-E’-una-cosa-da-perdente."

"E’ un perdente? Dimmi se è un perdente."

"Be’, è un tipo che sì viaggia parecchio, e sempre parla di dove è stato e dove vuole andare dopo. Ma deve veramente provare qualcosa per te per usare il matrimonio per conquistarti." Fece una risatina soffocata.

"Non era per conquistarmi, comunque. Lo ha chiamato una ‘proposta di affari’. ‘E’ un regalo,’ ha detto. Non devo neppure stare con lui, ha detto."

Demetre pensò per un secondo, poi scrollò semplicemente le spalle: "Ma tu non hai sempre odiato prendere decisioni?"

"Ma, comunque, ho un piccolo favore da chiederti."

"Spara."

"Ho la macchina senza benzina vicino ai binari ferroviari. Puoi darmi un passaggio così la prendo?"

"Sì, sicuro, e il tuo Hurricane?"

"Potresti mettermelo in un bicchiere? Non voglio sprecare un autentico Hurricane di Demetre."

Lui chiuse gli occhi, sorrise da un orecchio all’altro "Sicuro piccola," mentre finiva di versare il drink in un bicchiere di polistirolo poi si diressero alla porta che lui chiuse a chiave dietro di loro.

La sua macchina, una Valiant bianca con un’antenna a spirale verso l’alto, era solo a mezzo isolato dal ristorante e ambedue vi salirono e partirono. Parlarono delle commissioni che Estrelica doveva ancora fare, di come le andava la fotografia, e dell’offerta che Vic le aveva fatto. Demetre ascoltava e le mise un biglietto da visita in mano con il suo nuovo indirizzo e numero di telefono.

Trovarono Beatrice, ancora lì, intoccata, e andarono dal benzinaio a prendere una tanica di benzina e ritornarono da Beatrice. Estrelica l’avviò e si avvicinò al finestrino di Demetre per ringraziarlo.

"Oh, non ti preoccupare."

"Ma, tu mi hai salvato la vita."

"Macché, sono un bastardo come tutti gli altri."

"Allora, lavori questa notte?"

"Tutta la notte. Passa e vedrò di rinfrescarti il polistirolo."

"Okay, di sicuro. Grazie molte, Demetre."

Demetre volò via, lasciando Estrelica con la sua compagna resuscitata da poco.

"Tutto bene, Beatrice. Mi spiace di averti lasciato per tanto tempo. Mi perdoni?"

Estrelica si diresse dal padrone di casa, un vecchio pazzo viscido di nome McElroy che aveva dato ad Estrelica l’appartamento che voleva perché poteva dire dai suoi occhi che mai avrebbe accettato niente di meno.

Arrivò a casa del tipo e lo trovò davanti alla televisione a guardare delle seconde visioni. La fece accomodare vicino alla televisione, in modo da riuscire a parlarle senza essere interrotto. Estrelica parlò e parlò, cercando di spiegare la situazione per arrivare a scoprire che McElroy era troppo coinvolto in un episodio di Quincy che aveva qualcosa a che fare con Quincy al bar che versa un drink e giunge alla rivelazione accecante del concetto della meccanica dei fluidi. McElroy infine si arrese e chiese ad Estrelica se le era possibile fissare un appuntamento in un altro momento. A malavoglia lei dovette accondiscendere e se ne andò, lui non si preoccupò neppure di alzarsi e di condurla alla porta. Ritornò alla macchina, percepì l’ala di legno che le colpiva la coscia e guidò fino alla libreria dove aveva fatto dei turni di giorno pochi mesi prima.

 

Estrelica e Vic, Capitolo 12

Ho bisogno di qualcosa da dire a qualcuno cosi